In ogni Santuario convengono Pellegrini da luoghi diversi e si ritrovano più numerosi che nelle Parrocchie a partecipare alle Celebrazioni religiose. Compete pertanto in modo particolare ai Santuari invitare alla prudenza e all'osservanza delle disposizioni sanitarie ben note. Ma è altrettanto importante far conoscere la parola chiara del Magistero della Chiesa riguardo alla moralità dei ritrovati terapeutici (il ricorso ai vaccini, in questo caso: argomento sul quale circolano non poche informazioni distorte e pertanto inaffidabili).
ORIGINE E NATURA DEI VACCINI ANTI-COVID
La visuale e le indicazioni della Chiesa
La visuale e le indicazioni della Chiesa
Ogni professione ha il suo linguaggio particolare, noto a chi la esercita più che agli estranei. Anche per i ricercatori di laboratorio e gli esperti di medicina è così; all’uomo della strada molto spesso sfugge il significato delle loro parole. Questo “vuoto” nella comprensione è una specie di campo libero, o terreno fertile, di cui approfittano i seminatori di false notizie, se non di vere e proprie menzogne.
Ha suscitato sconcerto e, di conseguenza, rifiuto (NO-VAX) non solo in coscienze di cattolici l’affermazione secondo cui i vaccini anti-Covid sarebbero prodotti con cellule di feti, fatti abortire forzatamente a donne che in precedenza sarebbero state ingravidate appositamente a questo scopo.
Ma come stanno veramente le cose?
In quest’affermazione c’è qualcosa di vero (riconosciuto dalle stesse industrie farmaceutiche produttrici), ma che tuttavia è stato deliberatamente amplificato in modalità false e disoneste. E’ possibile avvicinarsi alla realtà dei fatti con un linguaggio più semplice e comprensibile?
La “Vax-Story” (chiamiamola così) si snoda essenzialmente in tre fasi (questa presentazione è stata supervisionata in ambito medico):
Ha suscitato sconcerto e, di conseguenza, rifiuto (NO-VAX) non solo in coscienze di cattolici l’affermazione secondo cui i vaccini anti-Covid sarebbero prodotti con cellule di feti, fatti abortire forzatamente a donne che in precedenza sarebbero state ingravidate appositamente a questo scopo.
Ma come stanno veramente le cose?
In quest’affermazione c’è qualcosa di vero (riconosciuto dalle stesse industrie farmaceutiche produttrici), ma che tuttavia è stato deliberatamente amplificato in modalità false e disoneste. E’ possibile avvicinarsi alla realtà dei fatti con un linguaggio più semplice e comprensibile?
La “Vax-Story” (chiamiamola così) si snoda essenzialmente in tre fasi (questa presentazione è stata supervisionata in ambito medico):
PRIMA FASE
Alcune cellule furono prelevate da feti abortiti volontariamente nei primi anni ’70 del secolo scorso; da allora quel “materiale umano”, risultato di un atto criminale secondo la morale cattolica, viene conservato in celle frigorifere e utilizzato per la ricerca scientifica (cancro, fibrosi cistica…), per testare l’efficacia di farmaci, produrre vaccini.
Non è assolutamente vero che vengono fatte abortire appositamente donne la cui gravidanza è stata indotta altrettanto appositamente!
SECONDA FASE
Tali cellule fetali vengono coltivate in laboratorio per poter effettuare, come detto, la ricerca scientifica: sono le cosiddette “linee cellulari”.
Vengono utilizzate, per consentire la replicazione di virus causa di malattie, ad esempio della rosolia, del morbillo, dell’epatite A, … del Covid 19 o di altro ancora, allo scopo di studiare quei virus e trovare le armi con cui combatterli.
TERZA FASE
Nel caso del Covid 19, una volta individuata quella componente di virus che non è in grado di causare malattia, ma che – riconosciuta estranea dall’organismo – lo stimola a generare gli anticorpi, soltanto quella parte verrà utilizzata per produrre il vaccino, che pertanto non contiene alcunchè delle cellule utilizzate nella fase iniziale.
Alcune cellule furono prelevate da feti abortiti volontariamente nei primi anni ’70 del secolo scorso; da allora quel “materiale umano”, risultato di un atto criminale secondo la morale cattolica, viene conservato in celle frigorifere e utilizzato per la ricerca scientifica (cancro, fibrosi cistica…), per testare l’efficacia di farmaci, produrre vaccini.
Non è assolutamente vero che vengono fatte abortire appositamente donne la cui gravidanza è stata indotta altrettanto appositamente!
SECONDA FASE
Tali cellule fetali vengono coltivate in laboratorio per poter effettuare, come detto, la ricerca scientifica: sono le cosiddette “linee cellulari”.
Vengono utilizzate, per consentire la replicazione di virus causa di malattie, ad esempio della rosolia, del morbillo, dell’epatite A, … del Covid 19 o di altro ancora, allo scopo di studiare quei virus e trovare le armi con cui combatterli.
TERZA FASE
Nel caso del Covid 19, una volta individuata quella componente di virus che non è in grado di causare malattia, ma che – riconosciuta estranea dall’organismo – lo stimola a generare gli anticorpi, soltanto quella parte verrà utilizzata per produrre il vaccino, che pertanto non contiene alcunchè delle cellule utilizzate nella fase iniziale.
Che ne pensa la Chiesa?
La Chiesa, tramite quel suo autorevole organismo che è la Congregazione per la Dottrina della Fede, nel recente passato è intervenuta più volte per illuminare le coscienze dei cattolici sull’argomento “Vaccini anti-Covid 19”.
Nella sua ultima dichiarazione (21 Dicembre 2020) afferma anzitutto che
Nella sua ultima dichiarazione (21 Dicembre 2020) afferma anzitutto che
“ragioni gravi possono giustificare moralmente, nelle ricerche di laboratorio, l’utilizzo di cellule tratte da feti abortiti ormai da parecchio tempo, pur rimanendo l’aborto volontario un atto in sè gravemente illecito. Se a livello di ricerca, e a distanza ormai di decenni da quegli atti, esistono delle responsabilità, esse risultano obiettivamente differenziate”.
Cosa intende la suddetta Dichiarazione con quest’ultima frase?
“Una, e ben precisa, fu la responsabilità di chi ha compiuto un atto criminale; diversa è quella di chi eventualmente vi coopera in seguito soltanto in maniera materiale, passiva e ormai remota” (in questo caso: i ricercatori scientifici nei loro laboratori).
Anche da questa Dichiarazione pertanto si evince con chiarezza che il ricorso a materiale umano (cellule di feti abortiti, se pur volontariamente, in un lontano passato) ha interessato unicamente la ricerca di laboratorio.
Nessun materiale di tal genere entra nella produzione degli attuali vaccini: affermare il contrario è cosa che non ha alcun riscontro con la realtà; equivale a dichiarare il falso.
Le Ragioni gravi
La Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che, data la gravità della situazione (pandemia significa rischio mondiale di contagio) e in mancanza di alternative (cioè di altri rimedi efficaci), l’uso di questi vaccini è da considerare lecito.
“Una, e ben precisa, fu la responsabilità di chi ha compiuto un atto criminale; diversa è quella di chi eventualmente vi coopera in seguito soltanto in maniera materiale, passiva e ormai remota” (in questo caso: i ricercatori scientifici nei loro laboratori).
- Cooperazione solo materiale significa che nella ricerca non si condivide affatto l’intenzione di chi decenni or sono ha provocato quell’atto di aborto volontario.
- Cooperazione solo passiva vuol dire che non vi si è partecipato attivamente (impossibile, del resto, dato che l’atto è stato compiuto in passato), non solo, ma che non si richiede la ripetizione di altri aborti per la preparazione dei vaccini.
- Cooperazione solo remota può essere, cioè ormai distante nel tempo (erano gli anni ’70 del secolo scorso).
Anche da questa Dichiarazione pertanto si evince con chiarezza che il ricorso a materiale umano (cellule di feti abortiti, se pur volontariamente, in un lontano passato) ha interessato unicamente la ricerca di laboratorio.
Nessun materiale di tal genere entra nella produzione degli attuali vaccini: affermare il contrario è cosa che non ha alcun riscontro con la realtà; equivale a dichiarare il falso.
Le Ragioni gravi
La Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che, data la gravità della situazione (pandemia significa rischio mondiale di contagio) e in mancanza di alternative (cioè di altri rimedi efficaci), l’uso di questi vaccini è da considerare lecito.
Nulla di nuovo o di straordinario in questo riconoscimento di liceità: in presenza di problemi umani particolarmente delicati, la Chiesa, nella sua lunga tradizione, ha sempre indicato con saggezza la via da seguire, richiamando – da un lato – i suoi perenni valori morali di riferimento, e riservando attenta sensibilità – dall’altro – alle ineludibili urgenze dell’umanità (come può essere un’epidemia di vaste proporzioni).
Preso poi atto (dalle constatazioni scientifiche) che l’allungarsi dei tempi per le vaccinazioni favorisce lo sviluppo di varianti del virus sempre più contagiose, più letali e più resistenti ai vaccini disponibili, la Chiesa non si limita a riconoscere la loro liceità, ma tramite appelli accorati del Papa e di molti Vescovi di tutto il mondo raccomanda caldamente di ricorrervi.
A difesa della propria salute e di quella degli altri.
Preso poi atto (dalle constatazioni scientifiche) che l’allungarsi dei tempi per le vaccinazioni favorisce lo sviluppo di varianti del virus sempre più contagiose, più letali e più resistenti ai vaccini disponibili, la Chiesa non si limita a riconoscere la loro liceità, ma tramite appelli accorati del Papa e di molti Vescovi di tutto il mondo raccomanda caldamente di ricorrervi.
A difesa della propria salute e di quella degli altri.
***
La Bibbia invita a pregare, ma anche a ricorrere al medico
Accadde al parroco di un piccolo paese, sperduto in una remota vallata. Aveva da poco festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio (che non sono una bazzecola). Qualche giorno dopo, ecco che piogge torrenziali fanno perico-losamente salire il livello del torrente che attraversa il paese. La chiesa è inondata, la canonica – situata a un livello ancor più basso – è sommersa. Arrivano dei pompieri per portare in salvo l’anziano parroco, ma si scontrano con il suo sorriso disarmante: “Non preoccupatevi per me, io mi affido al buon Dio. Dopo 50 anni di fedele servizio, non può certo abbandonarmi…”. Le acque, intanto, continuano a salire. Una seconda èquipe di pompieri giunge con un canotto cercando di convincere il buon prete a lasciare la canonica, ma ottiene lo stesso risultato dei precedenti. “Non temete, io ho fiducia, il Signore mi ricompenserà”. Durante il giorno arriverà anche un elicottero… ma inutilmente. Alla fine, ciò che si temeva accade: il prete è inghiottito dall’inondazione impetuosa… e si ritrova alla porta del Paradiso. Si manda a chiamare san Pietro: “Vieni subito! C’è qui qual-cuno che chiede di te e sembra molto scontento!”. In effetti, il prete è furioso: “Ho donato tutta la mia vita al Signore, con l’unica passione di rendergli testimonianza… ed eccomi oggetto di ridicolo davanti a tutti!”. San Pietro cerca di calmarlo: “Attenda! Un momento di pazienza! Dov’era parroco lei?”. “Nella parrocchia di XXX in fondo alla valle…”. “Ah, già – ribatte san Pietro – ma mi dica, reverendo: il Signore le ha mandato in soccorso ben due squadre di pompieri e un elicottero? Perché mai non ne ha approfittato?”.
La fiducia in Dio, nei momenti della prova, accomuna tutte le religioni. Anche il Cristianesimo? Nel Cristianesimo la fiducia è un’espressione della Fede, che è relazione con il Signore, cioè ascolto docile e impegno a mettere in pratica ciò che egli dice. Se si prescinde da questo, una fiducia, se pure cieca, potrà essere espressione religiosa… ma ha ben poco di cristiano. La fiducia cristiana è fatta anzitutto di amorosa attenzione a ciò che Dio ha da dire, perché parla il Signore… e come che parla! Nella Bibbia si legge:
“Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui…Egli ha dato agli uomini la scienza
perché fosse glorificato nelle sue meraviglie. Con esse il medico cura e toglie il dolore...
Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà. Allontana l’errore, regola le tue mani, purifica il cuore da ogni peccato… Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui: non stia lontano da te, poiché c’è bisogno di lui. Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani…”(cfr. Siracide 38,1-13). “Figlio”: sì, parole di Dio queste, come di un padre che si rivolge ai suoi figli.
La conclusione, a dire il vero, lì per lì lascia un po’ perplessi: “Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico” (38,15). Come interpretarla? Nel suo contesto, ovviamente: a peccare contro il proprio Creatore è anzitutto quel tale che rifiuta l’esortazione: non vi è altra alternativa per lui se non quella di provare sulla sua pelle ciò che significa sottostare all’operato dei medici, spesso necessariamente complesso e dall’esito positivo non sempre scontato.
Non di rado la fiducia incondizionata in Dio, quale alternativa al ricorso alla medicina e all’osservanza delle prescrizioni sanitarie, è caratteristica di persone pie e devote. In tal modo tuttavia non s’accorgono di operare un’indebita selezione tra gli insegnamenti del Vangelo: prendono ciò che le interessa, le gratifica o non le disturba troppo, trascurando invece l’essenziale: la misericordia operosa in tutte le sue variegate manifestazioni (compreso il rispetto per la vita e la salute altrui), unico criterio decisivo di giudizio per tutti (perfino per i non credenti, quindi a maggior ragione per i credenti; cfr. Matteo 25,31-46).
A riprova del fatto che tale fiducia incondizionata sostituirebbe a meraviglia qualsiasi altro accorgimento umano, a volte si porta l’esempio dei santi: certuni, affidandosi radicalmente alla Provvidenza, avrebbero ottenuto interventi prodigiosi. Senza entrare nel merito della verità o meno di tali narrazioni, chi se ne avvale per giustificare la sua incondizionata fiducia in Dio o nella Madonna, trascura un particolare tutt’altro che irrilevante: quei santi, generalmente, erano audaci operatori di misericordia; si prendevano a cuore la sorte dei poveri di qualunque categoria o situazione. Non si affidavano a Dio per se stessi, ma per gli altri. Avevano ben chiaro l’essenziale del vangelo.
La storiella riferita all’inizio (il prete che rifiuta gli interventi degli uomini per attendere quello prodigioso del Cielo) potrà far ridere. Ma una volta conclusa la risata, non sarà superfluo ricordare l’esperienza di Gesù Cristo, tentato dal Maligno di gettarsi dal pinnacolo del tempio, nella certezza che gli angeli l’avrebbero preso al volo per impedirgli di rompersi l’osso del collo… Non lo fece. Non si gettò affatto. Diede anzi una risposta (cfr. Matteo 4,5-7) che i credenti, anche al giorno d’oggi, farebbero bene a tener presente: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo!”.
Confondere un certo incondizionato fidarsi di Dio con la presuntuosa attesa d'interventi prodigiosi da parte sua è atteggiamento che ha più a che vedere con lo sfidare Dio, o il metterlo alla prova, che con la vera Fede in lui e con il vangelo.
Accadde al parroco di un piccolo paese, sperduto in una remota vallata. Aveva da poco festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio (che non sono una bazzecola). Qualche giorno dopo, ecco che piogge torrenziali fanno perico-losamente salire il livello del torrente che attraversa il paese. La chiesa è inondata, la canonica – situata a un livello ancor più basso – è sommersa. Arrivano dei pompieri per portare in salvo l’anziano parroco, ma si scontrano con il suo sorriso disarmante: “Non preoccupatevi per me, io mi affido al buon Dio. Dopo 50 anni di fedele servizio, non può certo abbandonarmi…”. Le acque, intanto, continuano a salire. Una seconda èquipe di pompieri giunge con un canotto cercando di convincere il buon prete a lasciare la canonica, ma ottiene lo stesso risultato dei precedenti. “Non temete, io ho fiducia, il Signore mi ricompenserà”. Durante il giorno arriverà anche un elicottero… ma inutilmente. Alla fine, ciò che si temeva accade: il prete è inghiottito dall’inondazione impetuosa… e si ritrova alla porta del Paradiso. Si manda a chiamare san Pietro: “Vieni subito! C’è qui qual-cuno che chiede di te e sembra molto scontento!”. In effetti, il prete è furioso: “Ho donato tutta la mia vita al Signore, con l’unica passione di rendergli testimonianza… ed eccomi oggetto di ridicolo davanti a tutti!”. San Pietro cerca di calmarlo: “Attenda! Un momento di pazienza! Dov’era parroco lei?”. “Nella parrocchia di XXX in fondo alla valle…”. “Ah, già – ribatte san Pietro – ma mi dica, reverendo: il Signore le ha mandato in soccorso ben due squadre di pompieri e un elicottero? Perché mai non ne ha approfittato?”.
La fiducia in Dio, nei momenti della prova, accomuna tutte le religioni. Anche il Cristianesimo? Nel Cristianesimo la fiducia è un’espressione della Fede, che è relazione con il Signore, cioè ascolto docile e impegno a mettere in pratica ciò che egli dice. Se si prescinde da questo, una fiducia, se pure cieca, potrà essere espressione religiosa… ma ha ben poco di cristiano. La fiducia cristiana è fatta anzitutto di amorosa attenzione a ciò che Dio ha da dire, perché parla il Signore… e come che parla! Nella Bibbia si legge:
“Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui…Egli ha dato agli uomini la scienza
perché fosse glorificato nelle sue meraviglie. Con esse il medico cura e toglie il dolore...
Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà. Allontana l’errore, regola le tue mani, purifica il cuore da ogni peccato… Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui: non stia lontano da te, poiché c’è bisogno di lui. Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani…”(cfr. Siracide 38,1-13). “Figlio”: sì, parole di Dio queste, come di un padre che si rivolge ai suoi figli.
La conclusione, a dire il vero, lì per lì lascia un po’ perplessi: “Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico” (38,15). Come interpretarla? Nel suo contesto, ovviamente: a peccare contro il proprio Creatore è anzitutto quel tale che rifiuta l’esortazione: non vi è altra alternativa per lui se non quella di provare sulla sua pelle ciò che significa sottostare all’operato dei medici, spesso necessariamente complesso e dall’esito positivo non sempre scontato.
Non di rado la fiducia incondizionata in Dio, quale alternativa al ricorso alla medicina e all’osservanza delle prescrizioni sanitarie, è caratteristica di persone pie e devote. In tal modo tuttavia non s’accorgono di operare un’indebita selezione tra gli insegnamenti del Vangelo: prendono ciò che le interessa, le gratifica o non le disturba troppo, trascurando invece l’essenziale: la misericordia operosa in tutte le sue variegate manifestazioni (compreso il rispetto per la vita e la salute altrui), unico criterio decisivo di giudizio per tutti (perfino per i non credenti, quindi a maggior ragione per i credenti; cfr. Matteo 25,31-46).
A riprova del fatto che tale fiducia incondizionata sostituirebbe a meraviglia qualsiasi altro accorgimento umano, a volte si porta l’esempio dei santi: certuni, affidandosi radicalmente alla Provvidenza, avrebbero ottenuto interventi prodigiosi. Senza entrare nel merito della verità o meno di tali narrazioni, chi se ne avvale per giustificare la sua incondizionata fiducia in Dio o nella Madonna, trascura un particolare tutt’altro che irrilevante: quei santi, generalmente, erano audaci operatori di misericordia; si prendevano a cuore la sorte dei poveri di qualunque categoria o situazione. Non si affidavano a Dio per se stessi, ma per gli altri. Avevano ben chiaro l’essenziale del vangelo.
La storiella riferita all’inizio (il prete che rifiuta gli interventi degli uomini per attendere quello prodigioso del Cielo) potrà far ridere. Ma una volta conclusa la risata, non sarà superfluo ricordare l’esperienza di Gesù Cristo, tentato dal Maligno di gettarsi dal pinnacolo del tempio, nella certezza che gli angeli l’avrebbero preso al volo per impedirgli di rompersi l’osso del collo… Non lo fece. Non si gettò affatto. Diede anzi una risposta (cfr. Matteo 4,5-7) che i credenti, anche al giorno d’oggi, farebbero bene a tener presente: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo!”.
Confondere un certo incondizionato fidarsi di Dio con la presuntuosa attesa d'interventi prodigiosi da parte sua è atteggiamento che ha più a che vedere con lo sfidare Dio, o il metterlo alla prova, che con la vera Fede in lui e con il vangelo.
L’asina di Balaam
(quest'ultimo testo è ripreso dal Settimanale Diocesano VITA TRENTINA dell’8 Agosto 2021)