Suscitando le reazioni scomposte di alcuni politici, media schierati e social, papa Francesco ha affermato che il respingimento di profughi e migranti è peccato grave, specie se questo comporta per loro morte sicura in mare o nei deserti, ma ha anche aggiunto (particolare che i contestatori di cui sopra non hanno voluto notare), che occorre aprire vie legali e sicure d’ingresso. In altre parole: è compito della politica governare un fenomeno che non è più tollerabile definire “emergenza”, dopo un decennio di flussi irregolari verso l’Europa.
Ma la Chiesa che cosa fa?
Il dato è inequivocabile. L’impegno della Chiesa italiana per l’accoglienza dei migranti e per l’assistenza a profughi e richiedenti asilo sul territorio nazionale, lungo le rotte migratorie e nei paesi d’origine, resta forte e in aumento.
E affonda le radici nel passato, tenendo la prospettiva del lungo periodo.
« La capacità di accoglienza delle diocesi italiane è invariata da anni – spiega Manuela De Marco dell’ufficio politiche migratorie di Caritas italiana – ed è di circa 30 mila persone che, ad esempio con l’emergenza Ucraina aggiunta agli sbarchi, sono cresciute di 15 mila posti. In tutto 40-50 mila».
Le Diocesi, davanti alle politiche di riduzione dell’accoglienza diffusa, mettono in atto iniziative autonome che consentono, grazie alla rete territoriale, una maggiore sensibilizzazione della comunità. A spese proprie, quindi.
Il Centro Astalli dei Gesuiti, la congregazione da cui proviene papa Francesco, nel 2023 ha accolto nei suoi otto enti territoriali 22.000 richiedenti asilo e rifugiati, di cui 11.000 a Roma, ospitando 1.177 persone. Su un totale di 235 persone accolte dal Centro a Roma, una persona su sei è stata vittima di tortura e violenza e una su cinque ha una vulnerabilità sanitaria.
Caritas italiana fornisce aiuto anche a chi si affaccia sulle rotte migratorie, in particolare in Nordafrica e lungo la rotta balcanica. Con Caritas Española e con i fondi otto per mille CEI ha aiutato le organizzazioni sorelle di Albania, Bosnia-Erzegovina, Grecia, Bulgaria, Kossovo, Montenegro, Macedonia del nord, Serbia e Turchia. E ha fornito ai transitanti, vista la violenza dei respingimenti, cibo e generi di prima necessità, assistenza legale, finanziaria e supporto psicologico.
Dal 2016 il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della CEI, attraverso i fondi dell’8 x mille, ha approvato ben 4428 progetti di sviluppo “a casa loro”: 58 in Europa, 855 in Asia, 17 in Medio Oriente, 2128 in Africa, 1265 in America Latina e 5 in Oceania, per un totale di 760 milioni di euro di finanziamenti a 108 paesi e a 2486 enti.
Attive in 80 Paesi da mezzo secolo per i progetto “a casa loro” lavorano le 97 Ong della FOCSIV, federazione delle Ong cristiane.
E affonda le radici nel passato, tenendo la prospettiva del lungo periodo.
« La capacità di accoglienza delle diocesi italiane è invariata da anni – spiega Manuela De Marco dell’ufficio politiche migratorie di Caritas italiana – ed è di circa 30 mila persone che, ad esempio con l’emergenza Ucraina aggiunta agli sbarchi, sono cresciute di 15 mila posti. In tutto 40-50 mila».
Le Diocesi, davanti alle politiche di riduzione dell’accoglienza diffusa, mettono in atto iniziative autonome che consentono, grazie alla rete territoriale, una maggiore sensibilizzazione della comunità. A spese proprie, quindi.
Il Centro Astalli dei Gesuiti, la congregazione da cui proviene papa Francesco, nel 2023 ha accolto nei suoi otto enti territoriali 22.000 richiedenti asilo e rifugiati, di cui 11.000 a Roma, ospitando 1.177 persone. Su un totale di 235 persone accolte dal Centro a Roma, una persona su sei è stata vittima di tortura e violenza e una su cinque ha una vulnerabilità sanitaria.
Caritas italiana fornisce aiuto anche a chi si affaccia sulle rotte migratorie, in particolare in Nordafrica e lungo la rotta balcanica. Con Caritas Española e con i fondi otto per mille CEI ha aiutato le organizzazioni sorelle di Albania, Bosnia-Erzegovina, Grecia, Bulgaria, Kossovo, Montenegro, Macedonia del nord, Serbia e Turchia. E ha fornito ai transitanti, vista la violenza dei respingimenti, cibo e generi di prima necessità, assistenza legale, finanziaria e supporto psicologico.
Dal 2016 il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della CEI, attraverso i fondi dell’8 x mille, ha approvato ben 4428 progetti di sviluppo “a casa loro”: 58 in Europa, 855 in Asia, 17 in Medio Oriente, 2128 in Africa, 1265 in America Latina e 5 in Oceania, per un totale di 760 milioni di euro di finanziamenti a 108 paesi e a 2486 enti.
Attive in 80 Paesi da mezzo secolo per i progetto “a casa loro” lavorano le 97 Ong della FOCSIV, federazione delle Ong cristiane.
(da un articolo di P.Lambruschi su Avvenire 30 agosto 2024 )